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La nascita di una nuova filiera del dato per la digitalizzazione delle Imprese 4.0

La nascita di una nuova filiera del dato per la digitalizzazione delle Imprese 4.0
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La partnership stretta con ally consulting compie tra poco un anno! Con questa occasione, abbiamo deciso di intervistare Paolo Aversa, fondatore e CEO di ally, facendoci raccontare gli obiettivi raggiunti e gli sviluppi futuri di questa collaborazione nata per elevare il dato ad un livello successivo, attraverso quella che abbiamo voluto battezzare come la nuova filiera del dato.

Paolo Aversa, CEO di ally consulting

Eleonora: Ciao Paolo, grazie per il tempo che ci dedichi. Rompiamo il ghiaccio con una domanda semplice: raccontaci un po’ di te, il tuo background professionale e come è nata ally consulting.
Paolo: Sono Paolo Aversa, sono laureato in ingegneria meccanica, ma da sempre sono legato al mondo dei software gestionali.

Mi sono avvicinato a questo ambito durante il mio primo impiego post-laurea, occupandomi della messa in opera di sistemi gestionali ERP (Enterprise Resource Planning) per un’importante azienda multinazionale attiva nel settore manifatturiero.

In quel periodo ho avuto occasione di viaggiare molto, confrontarmi con diverse culture e ambienti di lavoro, e ovviamente studiare in modo approfondito le applicazioni ERP e le dinamiche del mondo industriale.

La somma di queste esperienze e il desiderio di creare un progetto imprenditoriale personale mi ha portato a costituire nel 2004 la mia prima società e, nel 2019, alla nascita di ally consulting.

Per quanto riguarda il nostro Paese, pensi siamo sulla buona strada in ambito digitalizzazione delle imprese manifatturiere?

Purtroppo, per una questione culturale, l’Italia sembra non essere mai “dove dovrebbe essere”. Mi spiego meglio. La tecnologia è un settore in continuo movimento e che spesso compie passi da gigante nel giro di pochissimo tempo.

L’adozione di nuove tecnologie e, più in generale, di qualsiasi tipologia di innovazione, richiede pertanto velocità, uno sforzo personale e collettivo delle persone, e un grandissimo spirito di adattamento. In altre parole, richiede un grande impegno ad evolvere allo stesso ritmo con cui la tecnologia stessa evolve e molte volte l’essere umano non è pronto e in grado di essere così veloce.

Penso che la nostra cultura ci renda in parte resistenti e diffidenti al cambiamento, e non ci faccia mai sentire realmente pronti ad abbracciarlo. Ci mostriamo spesso conservativi e poco inclini alla standardizzazione dei processi o ad affidarci a nuove best practice di settore. Sempre per un aspetto culturale, inoltre, tendiamo a giudicare un investimento tecnologico solo per i suoi costi, senza ponderare i benefici e valutarlo più ampiamente per i suoi ritorni che nel tempo è in grado di rilasciare.

Fortunatamente, qualcosa però si sta muovendo, le cose stanno cambiando. Il gap tecnologico tra noi e altri Paesi si sta accorciando; il cloud, per esempio, è una tecnologia ormai diffusissima e l’approccio alla gestione consapevole del dato è sempre più riconosciuto.

Ciò accade anche grazie agli incentivi statali, come il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) ed ai contributi locali che sono un’opportunità davvero imperdibile per permettere a tante realtà di accedere a progetti di trasformazione digitale fino ad oggi magari considerati impensabili da poter attuare. Soprattutto per le PMI, che costituiscono il tessuto imprenditoriale e la spina dorsale del nostro Paese.

Secondo la tua esperienza, la pandemia è stata un freno o un acceleratore alla digital transformation?

A distanza di 3 anni, posso dire con convinzione - non assoluta, ma con un buon grado di sicurezza - che la pandemia abbia favorevolmente contributo all’adozione di nuove tecnologie da parte delle aziende.

Credo che molti imprenditori, finito un periodo particolarmente tosto per tutti e sotto tutti i punti di vista, abbiano avvertito un forte desiderio di evoluzione e cercato di soddisfarlo non limitandosi alla mera ripresa, ma anche attraverso una sorta di riscatto, trovando nella tecnologia un nobile alleato.

Come si struttura un percorso di trasformazione digitale in azienda con ally consulting?

Prima di rispondere faccio una premessa generale: nel nostro caso, l’applicazione di un sistema ERP porta ad un output abbastanza chiaro, ossia la raccolta e l’accesso tramite dashboard di informazioni di ogni tipo che vengono generate all’interno di un’azienda.

Detto questo, ally condivide un credo comune a U-Hopper: siamo infatti da sempre fermi sostenitori, come lo siete voi, che l’adozione di soluzioni innovative passi prima dalla costruzione di un mindset aziendale pronto ad accoglierle.

Per questo motivo, il nostro primo approccio con il cliente è quello di assicurarci che tutte le persone coinvolte nel progetto comprendano appieno il valore di una soluzione ERP. Per fare questo, non ci soffermiamo più di tanto a rendere chiaro l’output, cioè l’informazione accessibile tramite una dashboard, bensì l’outcome, ovvero i benefici che l’adozione di un ERP può portare all’azienda.

In altre parole, cerchiamo di spiegare ai nostri clienti le potenzialità del sistema stesso, passando attraverso la necessità a monte di dover monitorare queste informazioni per arrivare a gestire meglio i propri processi e le persone che li governano.

Detto ciò, ogni percorso è diverso perché dipende da differenti fattori, ma quello che ti ho appena descritto è la base di ogni percorso, le fondamenta sulla quale poi costruiamo i progetti con i nostri clienti.

Cosa rispondi quando un cliente ti chiede se la tecnologia potrà sostituire il capitale umano? Sarà una domanda alla quale hai già risposto decine di volte, ma che troviamo sempre attuale.

Confermo che spesso sussiste questa domanda, ma il nostro scopo in ally è anche quello di abbattere questa falsa convinzione, del tutto infondata. Un sistema gestionale non è fatto per sostituire le persone, bensì per ri-organizzare e supportare al meglio il lavoro delle persone stesse.

La relazione tra uomo e tecnologia è di tipo collaborativa e lineare, in cui il primo è responsabile della seconda. Siamo infatti noi che governiamo la tecnologia, siamo noi a pilotarla dandole le giuste indicazioni; lei esegue quanto da noi indicato con lo scopo di aiutarci a pianificare meglio un’attività, ristrutturare un processo, ottenere risultati più soddisfacenti.

In definitiva, possiamo affermare che la tecnologia abilita la persona a prendere decisioni più consapevoli, senza sostituirla. Al massimo, ciò che in più permette alle persone di fare è evolvere ed acquisire più responsabilità. Così succede, per esempio, che un operaio di linea diventa anche un buon controllore delle proprie attività attraverso la capacità di leggere le informazioni che la macchina gli fornisce in tempo reale.

Quali altre problematiche spesso insorgono quando un’azienda inizia questo percorso, e quale è il vostro segreto per risolverle?

Una problematica, direi quasi un deterrente costante è il costo dell’investimento che spesso viene considerato come l’ennesima spesa da dover affrontare per l’imprenditore. Purtroppo, non viene visto nella sua vera funzione, ossia quella di investimento; ma ecco che ritorna in gioco l’importanza di essere allineati, di avere il mindset giusto e, da parte nostra, aiutare l’imprenditore a visualizzare l’obiettivo, enfatizzare la necessità del progetto e non solo le spese.

Ci fai un esempio pratico?

Determinare il ritorno assoluto dall’investimento in un software ERP è molto difficile perché ci sono moltissime variabili in gioco da dover considerare.

Per aiutarci, però, possiamo fare riferimento ad un caso di studio specifico, ad esempio quello delle scorte di sicurezza dei magazzini. Di fatto, la “scorta di sicurezza” è un numero che indica il livello minimo di materiale che deve essere sempre presente nella gestione di un magazzino.

Quello che in ally, oggi insieme ad U-Hopper, cerchiamo di fare è dare un valore più che numerico al dato: se quel numero si abbassa troppo e il magazzino rimane senza scorte, si potranno verificare ritardi di fornitura ai clienti, e una conseguente, potenzialmente ingente, perdita di guadagno. Analogamente, se il livello di scorta risulta troppo elevato, potrà incidere negativamente sui bilanci di fine anno. Altro esempio, e tristemente attuale, se il costo del materiale aumenta e non abbiamo fatto bene i conti, ci ritroveremo a far fronte ad spese improvvise per mantenere il livello di scorta adeguato.

È dunque possibile evitare momenti di shortage o situazioni con eccessivo capitale immobilizzato? Si possono prevedere tempestivamente gli aumenti di prezzo prima che si verifichino? La risposta è “Sì, grazie alla tecnologia”, che ci può suggerire quando è il momento di anticipare l’acquisto e fare scorta per assicurare un prezzo più basso e competitivo o, al contrario, quando evitare di farlo.

In altre parole, per far comprendere il ritorno sull’investimento di un progetto, cerchiamo di giustificare il motivo per cui è necessario governare i processi coinvolti in una determinata attività, mantenerne il controllo e prendere una decisione sulla base delle informazioni che la tecnologia ci fornisce.

Visto che mi hai dato il giusto assist menzionandoci nell’esempio, entro subito nel merito della nostra collaborazione! Il denominatore comune è il dato. Ci racconti con le tue parole la visione su cui basa la collaborazione?

Per noi la partnership con UH è fondamentale! La nostra visione è quella di costruire una filiera del dato integrata e completa.

La filiera inizia da noi, ally consulting, con la promozione della raccolta e della gestione del dato attraverso l’implementazione corretta di applicazioni ERP; prosegue poi in U-Hopper, dove il dato viene “elevato” ad un livello successivo attraverso la sua analisi e l’applicazione di modelli basati su Intelligenza Artificiale.

Dalla sua raccolta “al grezzo”, il dato passa quindi attraverso una filiera che lo raffina, lo rende disponibile, e mette le persone in condizione di lavorare in modo più intelligente e consapevole.

Come è nata la partnership?

Al di là della stima e della simpatia che nutro per Diego e Daniele, entrambe persone con le quali trovo piacevole confrontarsi e lavorare, la collaborazione tra U-Hopper e ally consulting è nata per rispondere alle esigenze di due aziende che hanno incrociato le loro strade, si sono piaciute e hanno subito capito che questa intesa poteva solo beneficiare l’una all’altra.

Da un lato, noi di ally ci impegniamo a diffondere l’expertise di U-Hopper nel mondo manifatturiero che conosciamo molto bene; dall’altra, U-Hopper supporta ally nell’ampliare la parte di sviluppo software, creando nuove soluzioni scalabili. Per i nostri clienti sarà l’occasione di proseguire un percorso di digital transformation iniziato con noi di ally, esplorando le opportunità che l’Intelligenza Artificiale offre nei più svariati ambiti.

Il nostro scopo è quindi unire i nostri punti forti - l’esperienza consulenziale di ally e le competenze tecniche di U-Hopper - per creare nuovo valore e sconvolgere le regole matematiche: grazie a questo connubio, 1 + 1 farà 3!

La partnership si concentrerà, in prima battuta, su tre principali ambiti: la manutenzione predittiva, la gestione efficiente del magazzino e sistemi di analitiche avanzate legate alle vendite e agli ordinativi. Come ti immagini evolverà nei prossimi anni?

Stiamo raccogliendo ottimi riscontri in tutti gli ambiti che hai citato, e stiamo già lavorando su nuovi, anche se non prettamente legati al mondo industriale, come ad esempio quello delle risorse umane e quello del marketing a supporto della forza vendita.

L’idea della “filiera del dato” è vincente, sono molto soddisfatto di questa collaborazione, e sono sicuro che da essa ne usciranno progetti davvero interessanti!

Non ci resta che rimanere sintonizzati per scoprire quali nuovi soluzioni saranno il frutto di questa collaborazione. Grazie, Paolo, per il tempo che ci hai dedicato!